L’archibugio e il pistone
L’archibugio
L’archibugio deriva dall’elaborazione e dall’evoluzione dello “schioppo”, in uso col perfezionamento della polvere da sparo, ad opera del monaco benedettino Bertoldo Schwarz.
Il suo nome proviene dal tedesco “hakenbuchse” (cannone ad uncino): infatti, per il peso della canna, che era di bronzo e lunga, presentava una forcella che la sosteneva e che permetteva un facile puntamento. Da quest’arma è derivato il trombone, che si differenzia dall’archibugio per la lunghezza della canna, più corta e più larga verso la bocca, quasi da somigliare ad una tromba. Tale imboccatura era stata pensata per consentire un facile caricamento anche di notte, senza spreco di polvere. L’arma era infatti usata tatticamente per la difesa dei fossati delle fortezze.
Il trombone, a seconda delle Regioni, veniva differentemente chiamato pistone, per il suo modo di caricamento (pestare) nella canna, oppure spazzacampagna o spazzafosso, per l’effetto del suo uso.
Il pistone (così viene correntemente definito a Cava de’Tirreni) ha un peso medio di 12 kg; la carica è costituita da polvere nera (salnitro 75% – zolfo 12,5% – carbone 12,5%).
A pistone scarico, è inserita nella canna un’asta cilindrica, generalmente di legno, con un’impugnatura di ottone, chiamata correntemente “spolvera”, che serve per pressare la polvere e la carta nella canna nella fase di caricamento. Lo scoppio avviene mediante una capsula d’innesco a fulminato di mercurio, azionata dal cane.
Nel corso delle varie epoche c’è stata una forte evoluzione nel perfezionamento dell’arma, con particolare riguardo al meccanismo d’innesco. Iniziato mediante miccia, esso è stato via via perfezionato, prima con l’acciarino a ruota (elaborato a Norimberga nel 1517), poi con l’acciarino a focile (che usava una scaglia di selce), infine con quello a percussione, che ben presto soppiantò tutti gli altri. Ciò fu possibile per la scoperta, avvenuta a Londra, da parte dii un chimico, l’Abate Forsyth, che a partire dal 1808 commercializzò liberamente il fulminato ed il meccanismo nuovo che utilizzava.
Allo sparo, infine, si dà generalmente una spinta in avanti, per compensare il forte “rinculo” provocato dallo sparo stesso.
Il pistone
Nel corso dei Festeggiamenti in onore del Santissimo Sacramento e della Disfida dei Trombonieri ed in seno ai Casali di Cava de’ Tirreni, all’unisono, il pistone viene indicato quale “arma ad avancarica del XVI secolo”, abilmente costruita da armaioli cavesi. Si ritiene che l’arma derivi dal più famoso “archibugiorum”, a quel tempo in “dotazione” alle milizie lanzichenecche che nel 1527, al seguito dell’Imperatore Carlo V, attraversarono il territorio della Città de La Cava.
L’arma, nei primi secoli di produzione, era munita di una scheggia di silice, la “pietra focaia”, la quale, abbassata con forza per il tramite di una molla, percuoteva una piccola parete d’acciaio, creando una “sorgente di fuoco” sotto la quale si trovava il “focone” o lo “scodellino”, contenente la polvere che si incendiava a causa delle sprizzanti scintille.
Con l’invenzione delle capsule contenenti fulminato di mercurio, avvenuta nei primi anni dell’Ottocento, gli artigiani cavesi apportarono le dovute modifiche al pistone, affinché l’accensione delle polveri facilitasse lo sparo dell’arma.
Dalla sua creazione, il pistone, gelosamente “tramandato” da padre in figlio, ha scritto mitiche pagine di storia della città di Cava, creando la leggendaria figura del pistoniere o tromboniere, oggi rievocatore di nobili ed eroiche gesta del popolo cavese.